giovedì, Aprile 25, 2024
Disabilità

La «rivoluzione» della stampella ruotata di centottanta gradi

Renato Brignone ha saputo trasformare il suo handicap in un’idea geniale per chi ha problemi di deambulazione. Un gruppo tedesco interessato alla produzione. 

Una rotazione di 180 gradi con un manico che si integra nella struttura. E la rivoluzione della stampella è compiuta. «Non ci aveva pensato nessuno – ammette l’inventore di Tompoma, Renato Brignone, 43 anni, di Verbania – ma è bastato girarla per trasformarla in un ausilio più performante». Lui, con le stampelle – per una focomelia che ha colpito la gamba destra- ci gira da una vita, scala le montagne dietro casa – compreso il Monte Rosa -, corre dietro al bambino.

Il Supporto della Famiglia
Brignone non nasconde che ad aiutarlo molto nell’affrontare la sua malformazione sono stati mamma e papà. «La mia famiglia non mi ha mai trattato come handicappato. Anzi, l’handicap è stato in qualche modo la mia fortuna. Ho buttato via la protesi per andare in bicicletta. E poi mio padre mi ha trasmesso la passione per la montagna — racconta — quindi fin da bambino faccio trekking anche molto impegnativi, scio e pratico diversi altri sport. Ne ho rotte parecchie di stampelle negli anni, anche se avrebbero dovuto reggere nominalmente 100 e più chilogrammi. Almeno un paio all’anno mi si rompevano. Nel 2002 ho scalato il Monte Rosa fino alla Capanna Margherita e alla punta Zumstein, avevo delle stampelle rinforzate, poco tempo dopo l’ascensione anche quelle si sono rotte».

Così ha trovato lo spunto
«Dopo averne buttate parecchie — spiega l’inventore — ho trovato la soluzione, che ho brevettato sette anni fa: le stampelle tradizionali si appoggiano al terreno formando un angolo inferiore a 90 gradi e per proseguire devi compiere quasi un salto. Caricando tutto il peso flettono e aumentano il rischio di caduta, la maniglie di plastica e gomma causano disagi alle mani tra sudore e vesciche. La mia stampella invece, prodotta in titanio e con le migliori leghe di alluminio si pone sul terreno a 90 gradi garantendo il massimo supporto al tuo baricentro naturale, la lunghezza può essere regolamentata al millimetro oltre che assicurare un passo silenzioso». E poi c’è tutto il gusto del made in Italy: «Manico in pelle anti sudore, poggia gomito imbottito, rivestimenti adesivi senza limiti».

Le migliori al mondo
Definito progetto, brevetto e prototipo, Brignone si è dato da fare anche per le certificazioni e la registrazione al Ministero della Sanità. Per l’Istituto Auxologico Italiano le stampelle dell’inventore di Verbania «rendono il passo più lungo, fluido e sicuro garantendo maggiori prestazioni in termini anche di velocità». Le Tompoma, prodotte oggi da Brignone nel suo laboratorio di Verbania, in titanio e alluminio, costano 750 Euro al paio ma con la produzione industriale in lega di alluminio il prezzo scenderà a meno della metà. «Oggi in rete se ne trovano anche a 15 euro ma le mie stampelle, sopratutto per chi deve conviverci per sempre — dice con orgoglio — sono un’altra cosa». Brignone controlla e assembla i pezzi della sua stampella nel suo minuscolo laboratorio, col prezioso aiuto della compagna, architetto e designer. Da partita Iva ha trasformato la sua azienda in Srl dopo aver trovato un paio di soci, pronti a scommettere con lui “la migliore stampella al mondo”.

Il disinteresse italiano, la svolta tedesca
L’inventore però non ha trovato investitori interessati a raccogliere la sua scommessa e a lanciarla nel nostro Paese. Così si è rivolto al mercato europeo. «Ho presentato il progetto a decine di investitori e aziende specializzate italiane, ho girato le fiere di settore in lungo e in largo. L’hanno provata – apprezzandola – anche un calciatore del calibro di Javier Zanetti nella fase di riabilitazione dopo un intervento al ginocchio, Andrea Devicenzi e Andrea Pusateri, campioni paralimpici di triathlon e ciclismo. Tanta curiosità ma poi mai nulla di concreto». Poche settimane fa, l’email da un importante gruppo tedesco: «Siamo interessati, scegliamo insieme come procedere». «Ci spiace per l’Italia — conclude ma almeno siamo rimasti in ambito Ue».

Fonte: Corriere della Sera – di Roldano Radaelli

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